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Nuove forme di DCA: il fenomeno pro-Ana
Da tempo i disturbi alimentari ed in particolare anoressia e bulimia sono termini che identificano patologie ben conosciute e molto diffuse nel mondo Occidentale. Accendendo la tv, sfogliando un giornale, andando su internet, si trovano continui riferimenti a questi disturbi, segno di quanto l'opinione pubblica tenga in una considerazione quasi morbosa questi argomenti. Nel corso degli anni con il cambiamento culturale, del tessuto sociale e delle forme di comunicazione, si è potuto assistere a nuove forme di anoressia e bulimia che vanno ben oltre il sintomo del non-mangiare o delle abbuffate compulsive. Se fino a pochi anni fa le diete ferree o le condotte espulsive auto-indotte potevano essere il sintomo di un disagio a livello familiare nel tentativo di attirare l'attenzione su di sé e ricercare un ideale di perfezione che potesse rendere la figlia degna di accettazione da parte della madre, ora la dinamica da analizzare è più complessa. Accanto a quelli che possiamo definire come i “disturbi alimentari classici” dobbiamo considerare un nuovo fenomeno che, soprattutto via web, si sta diffondendo da oltre 10 anni in tutto il mondo: i blog e i forum pro-Ana. In questi spazi web assistiamo non solo all'apologia di una condotta di vita improntata all'anoressia, ma soprattutto ad una vera e propria creazione di un movimento di culto di stampo pseudo-religioso in cui la dea Ana è la personificazione di una divinità da adorare. Sono presenti i 10 comandamenti da rispettare, il Credo alla dea Ana, i motivi per non mangiare e anche i trucchi per nascondere alla propria famiglia e ai propri amici condotte che farebbero scattare l'allarme e comprometterebbero la propria “missione”. La negazione ed in alcuni casi il diniego rispetto alla propria condizione di malattia rappresentano uno degli aspetti di continuità tra le dinamiche classiche e quelle che in questi ultimi anni sono comparse. Il controllo del cibo come arma per sentirsi onnipotenti e al di sopra di tutto e di tutti è una caratteristica che è sempre esistita in questi disturbi, ma è come se attualmente si sia “globalizzata”, nel senso che le pro-Ana non vogliono solo sentirsi al di sopra di una madre vissuta come controllante, ma vogliono far conoscere al mondo una nuova filosofia di vita, che vuole distanziarsi dalle condizioni di anoressia e bulimia. Accanto a questa dimensione di grandiosità, che nasconde una scarsa autostima, troviamo il bisogno di far parte di un gruppo che li accolga, che li faccia sentire parte di qualcosa e che li sostenga nella lotta quotidiana contro il cibo. Si rischia così, non solo una totale distorsione della propria immagine corporea, ma anche la strutturazione di deliri mistico-religiosi in nome di una divinità (la dea Ana) che rappresenta l'unica via percorribile per salvarsi.
Gianluigi Basile
Yoga per bambini
"...Rispettare i tempi della maturazione, dello sviluppo, degli strumenti del fare e del capire, della piena , lenta , stravagante , lucida e mutevole emersione delle capacità infantili è una misura di saggezza biologica e culturale. Se la natura ha predisposto che la lunghezza dell'infanzia umana sia la più lunga ( infinita diceva Tolstoj) è perché sa quanti gradi sono da attraversare, quanti sentieri sono da ripercorrere, quanti errori possono essere corretti da bambini e adulti, quanti pregiudizi occorre superare. E quante infinite volte i bambini debbono riprendere fiato per restaurare le immagini di sé, dei coetanei, dei genitori, degli insegnanti, delle conoscenze dei mondi. Se oggi siamo in un'epoca in cui il tempo e i ritmi delle macchine e del profitto sono modelli contrapposti ai tempi umani bene, allora bisogna sapere da che parte stanno psicologia, pedagogia e cultura..."
(I 100 LINGUAGGI DEI BAMBINI)
EDUCARE A CRESCERE..CON L'AIUTO DELLO YOGA
Lo STRESS, l'ANSIA, la DEPRESSIONE, la RABBIA sono emozioni che colpiscono ora più che mai anche l'infanzia ed è per questo che lo Yoga propone la sua vicinanza al mondo dei bambini e di chi se ne prende cura più direttamente. Uno dei modi migliori per capire il significato dello yoga è quello di interrogarci sull'origine del nome. Tra le varie possibilità interpretative quella più vicina all'essenza dello Yoga è : "unificazione" tra mente e corpo. Considerando le interazioni tra il corpo e la mente, è stato formulato un metodo unitario per mantenere questo equilibrio, un metodo che combina tutti gli ingredienti necessari alla salute fisica con le tecniche psico-spirituali che assicurano la pace della mente. Gli antichi praticanti Yoga possedevano una profonda comprensione della natura umana e di tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno per vivere in armonia con se stesso e con ciò che lo circonda. Essi percepivano il corpo come un veicolo alla cui guida sta la mente, mentre l'anima è la vera identità dell'uomo. L'azione, le emozioni e l'intelligenza sono le tre forze che muovono il "veicolo corpo". Per consentire uno sviluppo integrato, queste tre forze debbono essere in equilibrio. Non è indispensabile essere genitori o insegnanti per sentire la necessità di equipaggiarsi con semplici tecniche che possono giovare sia a noi che ai bambini a cui vorremo regalare momenti di serenità e apprendimenti preziosi. In una società in cui i ritmi di vita sono sempre più frenetici e aggressivi lo yoga per i bambini può offrire la possibilità di sperimentare una disciplina in grado di aiutarli a raggiungere un equilibrio e un'armonia sia fisica che psichica. Lo yoga infatti, agisce sul corpo in modo completo: attraverso le varie posizioni si tonificano i muscoli e si sciolgono le articolazioni, si rafforza l'apparato respiratorio e si equilibra il sistema nervoso. Inoltre i bambini impareranno a rilassarsi, a diventare più calmi e sereni, acquisendo anche la capacità di sviluppare la propria forza di volontà e la propria concentrazione. A tale scopo in alcune scuole materne, elementari e medie sono stati inseriti corsi di yoga in seguito ai quali si sono notati notevoli miglioramenti nel livello di attenzione degli alunni. Durante gli incontri di yoga si cerca di stimolare l'interesse per questa disciplina attraverso il gioco o il racconto di fiabe in cui vengono gradualmente inserite le posizioni più facili che ci ricordano, animali, piante, ecc. Per i bambini lo Yoga è un'esperienza di vita e di possibili apprendimenti, amichevole e molto vicina ai loro percorsi quotidiani. Al centro dell'esperienza c'è il bambino nella sua interezza e nella sua complessità. L'atmosfera, l'uso intenzionale di musiche, parole, immagini e riti porta i bambini, a prestare un ascolto più attento alle emozioni, alle sensazioni dell'interiorità. Il corpo viene rivalutato nella sua competenza a rielaborare gli stimoli, così come la mente viene stimolata alla ricerca di senso dell'esperienza e di restituzione emotiva ai messaggi che vengono dal corpo e dall'ambiente.
LO YOGA E'…. armonia, ascolto, cooperazione, umorismo, forza del pensiero e delle immagini, creatività, empatia, libertà
BENEFICI PER IL BAMBINO
Entrare in contatto con la sua forza interiore
Riuscire a mantenere l'attenzione, la concentrazione
Scoprire e percepire un mondo misterioso e fantastico dentro di sé
Imparare a respirare prendendo coscienza di questo atto vitale
Migliorare la forza, resistenza, coordinazione, flessibilità, e agilità
Sintonizzarsi con le vibrazioni più sottili di tutto ciò che lo circonda
Entrare in contatto con le proprie emozioni, imparare a riconoscerle e a gestirle
Riconoscere la bellezza della lentezza, della pausa
A SCUOLA DI RELAX..
Stare attenti a scuola, giocare, correre, fare sport, suonare il pianoforte o il flauto. Quante cose da fare! E a volte anche tu bambino, nonostante la tua fantastica energia, sei stanco e frastornato. Per fortuna, puoi rilassarti facendo un bel rilassamento guidato. Si impara a lezione di yoga, ma lo puoi eseguire anche a casa, con l'aiuto di mamma, papà, nonni o zii. Si comincia da una mano. Chiedi alla persona che è con te di rendere una sua mano rigida, con tutti i muscoli contratti. Toccala. Poi chiedigli di tenere la mano morbida e rilassata. Toccala. Ora prova anche tu a tenere la mano dura e poi molle. Adesso sperimenta con il tuo braccio: prima duro stringendo la mano a pugno, poi molle con la mano aperta. Forse avrai bisogno di un po' di esercizio con mamma e papà che ti aiuteranno a capire se il tuo braccio è tutto rilassato. Dopo che hai capito come puoi contrarre e distendere i muscoli, sei pronto per un bel rilassamento. Sdraiati sulla schiena, o come più ti piace. Rendi dure le braccia, poi lasciale andare, fallo tre volte. Contrai le gambe, poi lasciale andare, sempre per tre volte. Rendi rigido tutto il corpo (testa e gambe si solleveranno un pochino da terra), poi lascialo andare molle, ancora per tre volte. Dopo rimani immobile, senti tutto il corpo morbido e rilassato. Con gli occhi chiusi, goditi un po' di riposo ascoltando il respiro che fa andare su e giù la pancia piano piano. Rimani così 5 minuti. Sarai sorpreso di scoprire quanto anche solo un breve tempo di relax ti possa riposare. Il rilassamento in Savasana (Posizione del Cadavere) puoi eseguirlo anche quando non riesci ad addormentarti.
Emina Cevro Vukovic
(Pedagogista)
UN REGALO SPECIALE A TUO FIGLIO
Si può fare sul divano di casa, sulla panchina di un parco e meglio ancora in riva al mare. La pratica yoga forse più bella che genitori e figli possono condividere è quella di sedersi insieme, senza fare nulla, senza obblighi e senza attese, vicini nel cuore. Per aumentare il senso di pace e fiducia reciproca, il genitore ascolterà il respiro del suo bambino, si sincronizzerà con esso. Questa concentrazione sul respiro aiuterà a liberare la mente dai pensieri, porterà quel necessario silenzio interiore che permetterà di entrare in una profonda empatia con il bambino. Se si rimane nell'ascolto con pazienza, tra i due respiri si crea da sola un'armonia, così che i due soffi vitali danzano insieme l'essere, la vita. Molti genitori spingono i figli, anche piccoli, a fare, a fare sempre di più, si compiacciono delle loro abilità motorie e intellettuali; però altrettanto importante per l'equilibrio profondo del bambino è il sostare, il fermarsi. Coltivare questa necessaria e yogica capacità è un compito spesso trascurato da genitori e insegnanti. L'esempio è come sempre quello che conta: fermarsi, sedersi vicino al proprio bimbo senza pretendere nulla da lui, per una volta essere e non fare, è per lui un grande regalo.
Emina Cevro Vukovic
(Pedagogista)
Dott.ssa Carlotta Piochi
Quando la moda si trasforma in patologia: ortorossia e bigoressia
L'ortoressia e la bigoressia rappresentano l'estremizzazione di quei nuovi stili di vita moderni basati sul salutismo e sul culto nel mantenimento della forma fisica. Non sono ancora state riconosciute dalla comunità scientifica come patologie vere e proprie, ma rappresentano dei precursori e dei fattori di rischio importanti che potrebbero sfociare in un disturbo alimentare conclamato. L'ortoressia, dal greco "orthos" significa letteralmente ossessione per il mangiar "sano", fu identificata e studiata per la prima volta da un medico statunitense, Robert Bratman che nel suo libro "Healt Food Junkies" definisce gli ortoressici "drogati di cibo sano" proprio per le analogie con le dipendenze patologiche. Le persone ortoressiche manifestano una preoccupazione eccessiva per la purezza del cibo che assumono e per le conseguenze mediche che potrebbe comportare un'alimentazione scorretta. Dedicano gran parte del loro tempo a discutere sull'esistenza di cibi puri, ad acquistare e cucinare scrupolosamente i loro cibi. Queste persone hanno bisogno di programmare i propri pasti, di conoscere ogni singolo ingrediente di ciò che mangiano, ovviamente questi comportamenti influiscono in modo negativo sulle relazioni sociali in quanto hanno difficoltà di interazione con chi non condivide le proprie idee alimentari. Le persone ortoressiche sono molto rigide con se stesse, hanno il continuo desiderio di depurarsi e provano sensi di colpa molto forti quando trasgrediscono la dieta. A volte può essere riscontrato un evitamento fobico rispetto a cibi non naturali, o rispetto a pentole e posate ritenute in grado di alterare le qualità nutritive degli alimenti poiché fabbricate con materiali non naturali (alluminio, teflon, etc). Mentre coloro che soffrono di anoressia e bulimia sono ossessionati dalla quantità del cibo che assumono, la preoccupazione degli ortoressici riguarda la qualità di ciò che ingeriscono; hanno il timore di essere contaminati e contagiati se non seguono rigidamente la dieta che si sono imposti, giungendo ad un quadro di ipocondria paradossale: la dieta sempre più rigida e restrittiva può esporre queste persone a gravi carenze nutrizionali con il conseguente rischio di sviluppare malattie quali avitaminosi, arterosclerosi, osteoporosi. Molti clinici hanno riscontrato l'esistenza di nuove tendenze alimentari che stanno prendendo sempre più piede nel mondo occidentale: dieta a Zona, dieta Atkins, vegetariana, vegana macrobiotica, crudista; ed è stato ipotizzato che la diffusione dell'ortoressia potrebbe essere correlata alla divulgazione di questi nuovi fenomeni. Sebbene molte persone adottino stili alimentari alternativi anche per motivi etici c'è il rischio di incorrere in una eccessiva e pericolosa iperselezione degli alimenti che può portare non solo a gravi carenze dal punto di vista fisico ma anche a problematiche di natura psicologica come stress, sensi di colpa, fobie, e ritiro sociale che possono compromettere seriamente il benessere psicofisico della persona. Come l'ortoressia anche la bigoressia può comportare gli stessi rischi; Questa condizione consiste nella preoccupazione eccessiva in persone visibilmente muscolose, di essere troppo magri e deboli; la bigoressia è stata scoperta da Pope, che in un primo momento la chiamò "anoressia inversa", infatti così come la paziente anoressica si vede grassa, pur essendo magra, il bigoressico si vede sempre magro ed esile anche quando ha raggiunto un fisico molto atletico. Sono presenti alterazioni dell'immagine corporea, e alterazioni dello schema cognitivo, il tono dell'umore è spesso basso. Il fenomeno è stato riscontrato soprattutto tra frequentatori di palestre e appassionati di body-building e riguarda principalmente il sesso maschile. Infatti su due milioni di persone che nel nostro paese soffrono di disturbi del comportamento alimentare, circa 200 mila persone, pari al 10% sono uomini; la percentuale sale fino al 20% se viene considerata anche la fascia di età compresa tra 13 e 17 anni. L'ansia e l'insoddisfazione derivate dalla convinzione di non essere muscolosi spingono questi ragazzi a trascorrere molto tempo in palestra con l'intento di aumentare la massa muscolare e diminuire la massa grassa. Per raggiungere tale scopo si sottopongono a delle diete decisamente squilibrate (fondamentalmente iperproteiche) e assumono spesso farmaci anabolizzanti e ormoni androgeni, che potrebbero comportare a lungo andare dei danni a carico della funzionalità epatica e renale. Il tempo dedicato alla palestra viene spesso sottratto ad attività ricreative sociali e lavorative comportando in queste persone le stesse problematiche di natura psicologica descritte sopra per l'ortoressia. Alla luce di quanto detto vorrei ricordare l'importanza di non sottovalutare i segnali di rischio di tali fenomeni, che spesso passano inosservati o confusi per semplici fissazioni, manie o strane bizzarrie, ma i confini sono molto labili e un comportamento apparentemente sano potrebbe trasformarsi in un comportamento patologico fuori controllo.
Dott.ssa Carlotta Piochi
Dalla separazione dei coniugi alla sofferenza dei figli
Sono sempre più in aumento le famiglie in crisi, in procinto di separarsi o già separate che devono affrontare, o per meglio dire contrattare la fine della loro unione, vivendo inevitabili conflitti ed esprimendo differenti emozioni, al fine di elaborare il passato e prospettare il futuro.
Dal canto loro i figli valutano la situazione di rimbalzo e i loro sentimenti riflettono in gran parte quelli degli adulti, anche se non completamente, perché ognuno ha una sua storia ed una sua personalità in base alle quali filtra ed interpreta gli avvenimenti. Spesso parlando con fratelli e sorelle si ha l'impressione di non assistere allo stesso film, tanto difforme risulta il resoconto delle loro esperienze.
Nella prima fase della separazione, quando i conflitti e le tensioni sono più laceranti, intervenire in modo rassicurante e consolatorio può sembrare utile e appropriato. Si utilizzano espressioni piene di buona volontà, ma che rischiano di esasperare gli interlocutori inducendoli a chiudersi ancor di più in sé stessi. Spesso la minimizzazione del danno e la sottovalutazione del dolore ottengono soltanto l'effetto di esacerbare la solitudine di chi soffre, o addirittura di alimentare la rimozione e promuovere atteggiamenti di autocontrollo troppo precoci per essere veri ed efficaci. Pertanto è giusto consolare chi sta male ridimensionando la gravità del danno, ma non subito, non troppo presto, non prima che il soggetto in crisi abbia messo in atto processi di autocomprensione e di autogenesi e sia effettivamente disposto al dialogo e alla comprensione. Ogni colloquio richiede un minimo di parità, mentre la dismisura tra la miseria esistenziale di chi sente di aver perduto tutto e la ricchezza di chi si appresta a consolarlo inibisce una vera comunicazione. Per ricomporre davvero la propria storia occorre dare tempo al dolore, ma la fretta degli astanti impone a chi soffre di risolvere al più presto la questione per non "inquinare" l'efficienza delle sue prestazioni con inutili lamentele o recriminazioni.
Non è poi casuale che al frammentarsi dell'individuo corrisponda il frammentarsi delle famiglie, perché mondo interno ed esterno si corrispondono e le perturbazioni si rifrangono reciprocamente.
In questi anni sono sempre più numerose le famiglie che costituiscono un problema privato e sociale per sé e per gli altri. La percentuale dei divorzi e delle separazioni è in costante aumento in tutto il Paese e l'idea che ormai il matrimonio sia un contratto a termine è entrata nelle mentalità dei più giovani, cresciuti in famiglie separate o comunque accanto a coetanei, figli di genitori divisi o divorziati.
È comunque noto che il nocciolo duro della famiglia non sono più i coniugi, che rimangono tali finché lo ritengono possibile e opportuno, ma i figli; e che, mentre si può cessare in ogni momento di essere marito e moglie, si rimane genitori per sempre. A questo proposito, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea all'art 24 afferma che "i bambini hanno diritto alla protezione ed alle cure necessarie per il loro benessere…" e che "in tutti gli atti…l'interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente…".
Se un tempo infrangere il matrimonio destava scandalo e le persone coinvolte si vergognavano della propria anomalia, ora sembra diventato un evento normale e come tale viene trattato da amici e parenti, nella scuola e negli ambienti di lavoro. La situazione si è capovolta al punto che, in certi casi, sono i figli di famiglie tradizionali a vergognarsi della loro condizione e ad invidiare i coetanei che stanno invece sperimentando rapporti parentali più aperti e "avventurosi".
Spesso i bambini inviano segnali di malessere e richieste di aiuto, ma non sempre questi messaggi vengono intercettati e decifrati e ancor di più trovano risposte adeguate. Di contro, soprattutto nei mass media, i comportamenti a rischio e la condotte asociali degli adolescenti vengono automaticamente ricondotti, senza indagarne i nessi, alle separazioni parentali, come se queste fossero sempre e comunque un male.
Tuttavia separarsi bene è possibile e molti lo dimostrano, ma non subito, né senza aver prima elaborato gli immancabili sentimenti negativi di abbandono, di colpa, di rabbia e di vendetta che corredano ogni lacerazione degli affetti. La separazione "amichevole" è una formula di bon ton più che una realtà, soprattutto quando ci sono di mezzo i figli. In questi casi la serenità è una conquista, non un punto di partenza, e spesso un eccesso di controllo razionale tradisce una prematura "anestesia delle emozioni". Il dolore non è solo una conseguenza negativa del trauma ma anche un segnale di allarme che chiama a raccolta le energie, attivando processi di riparazione, ricomposizione e riorganizzazione della vita.
Il coraggio di portare sino in fondo il pathos della separazione coniugale affrontando la cognizione del dolore aiuta a ricomporre la propria identità e a recuperare risorse che sembravano perdute. Nei momenti cruciali i figli hanno bisogno di sapere che i genitori soffrono, quanto loro se non di più, anche se cercano di smussare i conflitti, controllare gli eccessi, celare gli inevitabili cedimenti allo sconforto e alla disperazione.
Se padre e madre ammettono di soffrire, i figli si sentono autorizzati a fare altrettanto, altrimenti si considerano costretti a imitare i loro comportamenti edulcorati, ritenendoli più appropriati. In una famiglia, che almeno all'esterno, appare ricca e felice, i genitori sono soliti ammonire i figli a non rivelare mai cedimenti emotivi perché "è sempre meglio essere invidiati che compianti". Ma solitamente ciò che si nasconde agli altri alla fine si sottrae a se stessi (cit. Oliviero Ferraris 2005).
Dott.ssa Paola Quintavalle